Da LinkedIn ai video blogging: sei under35 insegnano alle senior a gestire la rete (per farsi conoscere e trovare lavoro)

14 March 2017

Parte il Mentoring Program: Caterina Ruggi d'Aragona del Corriere della Sera ha intervistato Silvia Rigamonti, Mentoring Program Director di PWN Milan

«Il futuro di LinkedIn? La vita vera: un aperitivo, un pranzo, una colazione. Perché i social non sono mai davvero sociali se non sfociano nella vita reale. E la tua reputazione online non può essere una cosa diversa da quello che sei nel tuo ufficio». Ne è convinta Valentina Paternoster, 35 anni. «Sono una Millennial di primo pelo», dice. Quelli dell’’80, i primissimi della generazione Y, quella degli stressati, ansiosi, senza certezze e, dicono, senza pensione. Precari? Sì, molti sì. Ma anche capaci, spesso, di riconoscere i loro punti di forza e farsi apprezzare dalla platea globale del web. Venti di esperienza nella comunicazione, dopo la nascita di suo figlio Valentina ha fondato assieme a tre socie Trademark-You, una start-up di consulenza che propone soluzioni su misura di self-marketing, per professionisti che vogliano auto-promuoversi. «Molte le professionalità, i progetti imprenditoriali e le competenze in giro. Non tutti, però, sanno come valorizzare i loro talenti. Le donne nate analogiche, in particolare, hanno difficoltà ad essere visibili nel mondo online. Serve un confronto generazionale, con una/un Millennial come Valentina, che sappia gestire gli strumenti della rete. Ecco perché Pwn Milan (l’ex Pwa Milan che ora ha allineato il nome al network internazionale) quest’anno ha scelto – annuncia Silvia Rigamonti, responsabile mentoring dell’associazione milanese - di affiancare alla sua classica formula one-to-one, donna a donna, che in sette anni ha coinvolto 600 professioniste, un programma di Reverse Mentoring di tipo generazionale». Cosa significa?

Professioniste senior (e per senior si intende over35) saranno affiancate da ragazze under35 per imparare a costruirsi una reputazione online. Ecco come: «Valentina Paternoster, esperta di comunicazione online e offline (la più anziana!), coordina cinque studentesse universitarie di comunicazione o marketing che in cinque incontri, uno al mese da giugno a dicembre - anticipa Silvia Rigamonti - insegneranno a gestire in modo attivo i social network, da quello più conosciuto per il recruiting, LinkedIn, a Facebook e Instagram, fino alle nuove frontiere del video blogging». Incontri aperti gratuitamente a un massimo di sei «studentesse», che saranno selezionate soprattutto sulla base della motivazione. «È un progetto pilota. Se otterremo il risultato auspicato – consentire alle donne di accedere in modo non particolarmente oneroso a competenze che rispondano ai loro bisogni specifici e creare rete all’interno del gruppo - l’espanderemo a partire dall’anno prossimo», annuncia Rigamonti. Da venerdì 31 si raccolgono candidature sul sito tra le 200 socie attive di Pwn Milan che, con una quota annua di 125 euro (iscrizioni qui), hanno la possibilità di partecipare gratuitamente a tutti gli incontri (tra i più attesi quello del 30 marzo con Avivah Wittenberg-Cox che parlerà di gender inclusion) e accesso ai due programmi di mentoring. È un percorso che aiuta donne nella fase di transizione della loro carriera, magari perché hanno trovato un’azienda cambiata al rientro dalla maternità. Dal farmaceutico alle assicurazioni, dalle banche alla consulenza, oppure libere professioniste: arrivano donne che hanno deciso di mettersi in gioco», dice Rigamonti.

«Le coppie? Fino a 30 (anche se poi l’anno scorso ne abbiamo accettate 37). Le formiamo – aggiunge Rigamonti – partendo dallo speed-date, che ci aiuta a testare le affinità, per essere certa che la coppia funzioni, visto che l’una deve offrire all’altra un punto di vista esterno, genuino e disinteressato, che le permetta di individuare i suoi punti di forza, imparare a farli valere, darsi una scossa. Perché quello che spesso manca alle donne è la fiducia in se stesse», sottolinea Silvia. Lei stessa è stata una mentee. «Avevo un passato di oltre 15 anni in una banca d’affari internazionale. Alla nascita del mio secondo figlio – racconta – ho scelto di organizzare la mia vita in modo diverso, iniziando a dedicarmi al coaching. Non facile lasciare il certo per l’incerto. Chiesi a Pwa Milan (fino a poco fa Pwn si chiamava così) di affiancarmi a una collega straniera che avesse vissuto un cambiamento di carriera simile al mio. Sono stati sei mesi intensi di lavoro di coppia: ho imparato a fare leva sulle mie competenze. Da allora so che non si butta via niente, puoi sempre costruire qualcosa di nuovo sui tuoi punti di forza». Silvia, che ora coordina tutti i programmi di mentoring di Pwn, è diventata esperta di diversità generazionale collaborando con la società Generation Mover. «In questo momento nelle aziende ci sono almeno quattro generazioni: dai più senior, che la riforma Fornero ha lasciato sul lavoro dai sette ai dieci anni in più del previsto, ai Millennial, che hanno interessi, comportamenti e bisogni completamente diversi. Noi – spiega - cerchiamo di far convivere queste diverse realtà generazionali nel migliore dei modi, annullando i disagi e creando valore».

E torniamo alla tecnologia. I Millennial che in questo momento stanno «svecchiando» le aziende fanno fatica ad adattarsi a routine, rigidità e lentezze di sistemi cristallizzati. Le aziende che si occupano del loro engagement sanno però che i nativi digitali possono mettere a disposizione sin dal primo giorno le loro competenze tecnologiche. Da questa consapevolezza parte il programma Pwn, in cui le sei ragazze daranno alle sei colleghe più adulte gli strumenti per costruirsi una reputazione online e offline. «Il web è uno strumento, può funzionare se abbiamo una strategia», sottolinea Valentina Paternoster anticipando alcune riflessioni che saranno condivise durante gli incontri. «I social network sono una grande cassa di risonanza; ma – conclude - se non riesco a superare scogli e difficoltà nella vita vera, sul posto di lavoro, non posso raccontarmi fuori». Insomma, sì all’attività social, ma senza tralasciare la vita sociale. E la forza della rete.

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